martedì 14 giugno 2016

Lo Spirito Santo by Eugenio Scalfari


Tutte le persone che appartengono alla nostra specie hanno un "me" dentro al proprio "sé" e tutti hanno anche un "noi". Siamo una specie socievole che cerca gli altri poiché ne ha bisogno.

Gli animali, dai quali la nostra specie deriva, sono anch'essi socievoli nei modi più vari e diffusi. Il "noi" animalesco è strettamente connesso al sesso e alla procreazione. Non hanno invece il "me" poiché la loro mente (nei limiti in cui di mente si può parlare) non è riflessiva, non si vede vivere, non si vede invecchiare. Il "noi" fa parte dei bisogni primari, il "me" non esiste salvo per alcuni animali nobili e addomesticabili: il cavallo, il cane, numerose qualità di scimmie, i gatti; e pochissimi altri. Questi, se escono dalla selvatichezza, accettano o addirittura cercano un capo, un punto vivente di riferimento del quale eseguono le parole d'ordine e perfino comunicano sentimenti di affetto e di attaccamento quasi sempre ricambiati.

Ma torniamo alla nostra specie, che ha come segnali di distinzione la capacità di vedersi vivere, la volontà consapevole, la memoria di quanto è accaduto a lui, alla sua famiglia e addirittura alla propria specie come storia documentata nei vari modi con i quali la scienza coglie le tracce del passato.

La scienza studia anche l'universo in cui viviamo, le forme di energia che lo pervadono e ci pervadono; insomma il quadro dove anche la nostra vita si svolge e le forze astrali che la dominano.

La nostra specie ha un suo spirito. Definirlo non è facile. Lo spirito è un elemento immateriale? Così lo concepisce una conoscenza elementare, ma è sbagliato. Non lo si vede con gli occhi, non lo si ascolta con l'udito, non lo si percepisce col tatto. Sfugge ai cinque sensi dei quali il nostro corpo dispone, ma è un'energia e l'energia non è immateriale, la si misura, sviluppa campi magnetici, onde che la trasportano, leggi di gravità che determinano l'attrazione reciproca dei corpi astrali, velocità cosmiche del micro e del macro e mille altre cose ancora. Vi sembra immateriale tutto questo? Forse quella parole è usata male. Forse in tutto l'esistente, quello che noi definiamo cosmo, non c'è nulla di immateriale, salvo...

Salvo i pensieri, le fantasie, la creatività. Il Dio delle religioni, quello è immateriale perché deriva da un nostro pensiero creativo. È un'invenzione, una favola che ci raccontiamo e se non ce la raccontassimo quel soggetto che chiamiamo Dio non esisterebbe.

Ecco dunque che cos'è lo spirito: la nostra capacità di inventare pensando, di creare pensando, di raccontarci pensando.

Denis Diderot disse una frase diventata celebre in uno dei suoi dialoghi, si chiama: Le Rêve de D'Alembert. Era seduto su una panchina nei giardini di Palais Royal e pensava le cose più strane che gli venivano in mente e poi fuggivano via, un attimo dopo altri pensieri gli arrivavano e poi dileguavano. E mentre questo giro di pensieri frequentava la sua mente, i suoi occhi guardavano in fondo al giardino dove alcune "ragazze di vita" acchiappavano i clienti e li portavano a far l'amore in alcune pensioni esistenti apposta sotto i portici di quel giardino. Dopo un po' uscivano e accalappiavano altri clienti.

Come i miei pensieri, dice a questo punto Diderot, e qui la celebre frase: "Mes pensées, ce sont mes catins". I miei pensieri sono le mie puttane. L'ho citata varie volte questa frase perché mi sembra una definizione perfetta dello spirito. Mes pensées, ce sont mes catins. Immateriale e materialissimo insieme. Lo spirito è così e il suo modo d'essere non l'ha definito la mente. La mente è immateriale e materialissima perché è il cervello che la crea. La crea e la modifica di continuo. Un organo del corpo in contatto con tutti gli altri organi, sostanze che lo modificano, realtà che cambia e con essa cambia la mente. Questa è la nostra specie, quando l'animale divenne bipede e sollevò la testa verso il cielo. E vide sé stesso vivere.

Dunque lo spirito c'è, noi l'abbiamo. È condizionato dalla mutabilità del corpo, ma a sua volta lo condiziona. E si domanda se, dopo la morte, esiste un aldilà. A volte dice no, a volte dice sì e in questo caso cerca di immaginare che cosa sia quell'aldilà. Così è nato Dio che inevitabilmente morirà quando la nostra specie, come tutte le cose che nascono, scomparirà.


http://www.repubblica.it/cultura/2016/06/14/news/spirito_santo-141973595/?ref=HRER2-1


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